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Medicina

Celiachia e donazione di sangue

Può un soggetto celiaco essere donatore di sangue?

Risponde il Prof. Calabrò:

Sono lieto di comunicare ufficialmente a tutti coloro che non ne avessero ancora avuto notizia, che è stato finalmente risolto l’annoso problema della donazione di sangue per il soggetto celiaco.

Il Ministero della Salute ha finalmente recepito le numerose istanze riportate dal Comitato Scientifico Nazionale AIC al Presidente della Società Italiana d’Immunoematologia e Medicina Trasfusionale. Con Decreto 3 Marzo 2005, pubblicato nella G.U. 85 del 13 Aprile, è stata, infatti, definitivamente sancita la possibilità, per i celiaci che desiderino farlo, di donare il sangue.

Più precisamente, nell’all. 3 dei “Protocolli per l’accertamento dell’idoneità del donatore di sangue e di emocomponenti”, si afferma che “Il candidato donatore affetto o precedentemente affetto da una delle sottoelencate patologie deve essere giudicato permanentemente non idoneo alla donazione di sangue, o di emocomponenti, per la tutela della propria salute:
Malattie autoimmuni, ad esclusione della malattia celiaca, purché il donatore segua una dieta priva di glutine”.
(segue un ampio elenco d’altre condizioni patologiche che sono motivo d’esclusione dalla donazione).

Sebbene siano trascorsi più di tre anni dal momento in cui questo problema era stato sollevato a livello istituzionale, occorre notare che le linee-guida per la donazione di sangue sono rigidamente normate – non soltanto in Italia ma anche in tutti i paesi dell’Unione Europea – e che decisioni di questa natura possono essere prese soltanto da apposite commissioni ministeriali. Considero pertanto questo risultato un successo per tutti i soci AIC che, grazie a questa decisione, hanno un motivo in più per non sentirsi ingiustamente discriminati.

Antonio Calabrò

Ultimo aggiornamento: novembre 2014

Celiachia e donazione del cordone ombelicale

Può un soggetto celiaco essere donatore di cordone ombelicale?

Rispondono i prof. Marco Silano, Coordinatore del Board Scientifico AIC e Vincenzo Saturni, Presidente AVIS Nazionale

Dopo il parto il cordone ombelicale viene generalmente scartato a meno che la neo-mamma non decida di donarlo. La donazione solidaristica del cordone ombelicale è un gesto importante, perché dal sangue in esso contenuto si possono isolare quantità rilevanti di cellule staminali del sangue. Queste cellule sono utilizzate prevalentemente per la cura di bambini affetti da alcune malattie genetiche, quali le immunodeficienze primitive, le malattie ematologiche e alcuni tipi di leucemia. È consentito anche l’uso per scopi di ricerca. Alle neo-mamme celiache è permesso di donare il proprio cordone ombelicale purché siano a dieta senza glutine da almeno sei mesi prima della donazione e presentino livelli plasmatici di anticorpi anti-transglutaminasi nella norma.
AIC incoraggia la donazione gratuita eterologa del cordone ombelicale per la cura e la ricerca a vantaggio di chi ne ha bisogno.
AIC non sostiene né sponsorizza la conservazione del cordone ombelicale per eventuali future cure autologhe a pagamento presso banche private fuori dal territorio nazionale.

Ultimo aggiornamento: maggio 2015

Celiachia e artrite

Da circa un mese soffro di dolori alle articolazioni e la mia d.ssa di famiglia mi ha prescritto una serie di esami per vedere se per caso la mia sia una forma di artrite magari autoimmune.. . La mia domanda è: Possibile che seguendo scrupolosamente la dieta da ormai 2 anni si possa manifestareun’altra patologia autoimmune come ad es. l’artrite reumatoide? 

Risponde prof. Antonio Calabrò consulente Scientifico A.I.C:

sebbene mi appaia improbabile, non mi sento di escludere che una artrite reumatoide possa insorgere in una paziente celiaca a dieta aglutinata da due anni. La stretta osservanza della dieta, infatti, riduce ma non elimina del tutto il rischio di sviluppo di patologie autoimmuni associate alla celiachia. Mi sembra tuttavia che sia piuttosto prematuro pensare ad una vera artrite reumatoide (per questo attenderei l’esito delle indagini richieste dalla dr.ssa di famiglia); potrebbe più semplicemente trattarsi di manifestazioni reumatiche minori, frequentemente osservabili in pazienti celiaci.

Ultimo aggiornamento: novembre 2014

Casi di epilessia parziale associati alla celiachia

Qualcuno è già a conoscenza di casi di epilessia parziale associati allaceliachia?
Purtroppo mio figlio edoardo di 6 anni ha scoperto di essere affetto da celiachia dopo che dagli esami gli era stata riscontrata epilessia parzialedel lobo occipitale e una dottoressa ha ipotizzato che la causa scatenantepotesse essere l’ intolleranza al glutine.

In effetti la celiachia, quando non diagnosticata, può dare origine ad alcune forme di epilessia.
La dieta senza glutine, nella maggioranza dei casi, porta ad una possibile e completa remissione di tale disturbo.
Qui di seguito segnaliamo una parte di una pubblicazione di Gastronet sull’argomento, dalla quale si deduce facilmente quanto già sopra specificato:

Il morbo celiaco è una malattia caratterizzata sul piano clinico da segni e sintomi di malassorbimento e sul piano istologico da atrofia della mucosa intestinale ed infiltrati di linfociti e plasmacellule; un possibile ruolo patogenetico sembra essere svolto da meccanismi immunologici, in quanto si riscontra:
una stretta associazione ad antigeni del Sistema Maggiore di Istocompatibilità D3, D5 e D7 a cui segue una predisposizione genetica del 95%; tipiche alterazioni dell’epitelio intestinale e frequente riscontro di una positività per anticorpi antigliadina (AGA) e/o antiendomisio (AEA); la concomitanza di malattie autoimmuni come Diabete Mellito tipo II e Tiroiditi. Le manifestazioni cliniche tipicamente proteiformi rendono la diagnosi assai difficoltosa e spesso definita dopo anni di malattia. Il coinvolgimento del sistema nervoso rappresenta una tappa pressoché obbligata nel percorso della malattia. Sono state descritte manifestazioni cliniche e segni neurologici coinvolgenti sia il sistema nervoso periferico che centrale con una temporalità spesso indipendente dalla durata di malattia e dal suo grado di coinvolgimento di altri apparati. Lo spettro delle manifestazioni neurologiche include: epilessia,leucoencefalite multifocale progressiva, atassia cerebellare, dissinergia cerebellare mioclonica, mielopatie, polineuropatie, mononeuropatie multiple, miopatie e disautonomia.
Epilessia:
è stata descritta la prima volta nel 1978 e secondariamente inquadrata come un’unità sindromica se associata a calcificazioni intracraniche. Nei casi descritti si tratta di crisi a semeiologia focale con manifestazioni cliniche localizzate a livello occipitale, farmacoresistenti. Le immagini radiologiche documentano in questi casi la presenza di calcificazioni occipitali. Gobbi et al nel 92 descrissero una popolazione di 43 pazienti, 31 con calcificazioni occipitali ed epilessia che furono sottoposti allo studio diagnostico per malassorbimento (gruppo A) e 12 con morbo celiaco ed epilessia che furono sottoposti a TAC cerebrale (gruppo B); 24 pz del gruppo A risultarono affetti da morbo celiaco, e in 5 pz del gruppo B furono riscontrate calcificazioni cerebrali. Al termine dello studio furono individuati 29 pazienti con l’associazione: morbo celiaco, epilessia e calcificazioni cerebrali. In tutti i casi l’epilessia era esordita prima che fosse diagnosticata la malattia celiaca, inoltre la semeiologia delle crisi era prevalentemente focale con localizzazione occipitale; nelle crisi refrattarie alla terapia le calcificazioni risultavano sempre bilaterali ed in sede parieto-occipitale.
Studi successivi documentano che una dieta priva di glutine contribuisce alla completa remissione delle crisi anche dopo sospensione della terapia antiepilettica. L’ipotesi etiopatogenetica più accreditata è di una carenza di folati probabilmente determinata dal malassorbimento; tuttavia non è chiara la spiegazione della scarsità di soggetti con calcificazioni nonostante l’elevata presenza di deficit di folati nella popolazione di affetti da m. celiaca, né il perché della localizzazione occipitale delle calcificazioni. Sebbene queste forme si manifestano durante le prime decadi di vita e precedono la diagnosi di m. celiaca, sono stati descritti casi ad esordio tardivo; si tratta di due soggetti con esordio di malattia neurologica a 40 e 53 anni: il primo con monoparesi brachiali ricorrenti, il secondo con mioclono progressivo, atassia, e crisi tonico cloniche generalizzate; in entrambi furono riscontrate calcificazioni occipitali e morbo celiaco.
fonte: Gastronet.

Ultimo aggiornamento: novembre 2014

Autoimmunità e infertilita

L’incidenza dei problemi di infertilità e delle complicanze della gravidanza nei celiaci, in particolare donne, che hanno sviluppato anche altre patologie autoimmuni, è maggiore rispetto a quella della popolazione non celiaca o da quella della popolazione celiaca che però non ha sviluppato altre autoimmunità? 

Non vi è dubbio che la presenza di patologie autoimmuni in fase di attività (non controllate dalla terapia) rappresenta un rischio per la gravidanza e riduce anche la fertilità della donna che si trova in queste condizioni. Va da sé peraltro che, sulla base della mia esperienza clinica, posso affermare con certezza che la celiachia ben controllata dalla dieta glutinata non presenta problemi di infertilità né di complicanze della gravidanza. Il buon controllo delle patologie autoimmuni associate, in particolare della tiroidite autoimmune di Hashimoto con la giusta dose di levotiroxina per correggere l’ipotiroidismo, non pregiudica l’inizio di una gravidanza che giunge in genere  a termine senza problemi. Lo stesso discorso vale per il Diabete di tipo 1 che può associarsi alla celiachia. In questo caso, i rischi per la gravidanza sono legati fondamentalmente al diabete di tipo 1 più che alla celiachia, una volta che la paziente abbia intrapreso una dieta glutinata corretta. Vi sono molti lavori in letteratura che dimostrano che il riconoscimento della celiachia e la successiva aderenza ad una dieta  aglutinata stretta rendono la vita fertile della donna celiaca identica a quella delle donne non celiache.

Umberto Volta
Presidente CSN-AIC

Ultimo aggiornamento: novembre 2014

Anestesia in soggetti celiaci

a) l’anestesia in un celiaco è uguale ad un non celiaco;
b) è possibile sapere i componenti dell’anestetico;
c) è possibile la presenza di mercurio o glutine nell’anestetico.

Spero di essere esauriente. Alle tre domande rispondo come segue:
a) l’anestesia nel caso di un celiaco è identica ad un non-celiaco? Si, è identica.
b) è possibile sapere quali sono i “componenti” dell’anestesia? Si, ma deve chiederli all’anestesista. E’ lui che li decide in base alle particolari esigenze che si pongono di volta in volta.
c) possibile che ci sia presenza di glutine e/o mercurio? No, qualunque sia il tipo di anestesia.
Dr. Marco Montesanti

Ultimo aggiornamento: novembre 2014